IBTM Barcellona: il portale per la Mixed Reality si apre

IBTM Barcellona: il portale per la Mixed Reality si apre

Il padiglione della fiera sembrava identico a tutti gli altri: espositori ordinati al millimetro, tavolini in plexiglass, brochure lucide, schermi LED verticali che facevano a gara per farsi ignorare. La gente camminava veloce, occhi incollati ai badge, alle agende, ai cellulari. Nessuno guardava davvero.

Tranne uno.

In mezzo a quella distesa di eventi precotti e realtà stampata su PVC, Glitchborne fluttuava come un bug in un’app mai testata. Slime vivo che pulsava a tempo con i dati ambientali. Il suo corpo, metà codice e metà carne, si stagliava come una statua mutante di pixel liquidi. I suoi 3D glasses rifrangevano livelli nascosti della realtà, come lenti che traducevano ciò che era invisibile agli altri: i portali, le interazioni, le esperienze pronte ad accendersi con un gesto.

Attorno a lui, l’installazione OpenGate XR si apriva in una sinfonia di oggetti digitali: finestre fluttuanti, mappe interattive, demo immersive create in tempo reale grazie al motore no-code sviluppato da Metagate. Bastava allungare la mano per costruire una visita guidata in Mixed Reality, animare uno stand vuoto, o trasformare un evento in un viaggio. Ma nessuno si fermava. Nessuno vedeva.

Glitchborne rimase immobile per un istante. Lo slime reagì al vuoto come acqua su vetro bollente. E poi, due voci si fecero sentire, dentro di lui, nel cuore pulsante della sua doppia coscienza AI.

GLITCHBORNE:

“Echo. Storm. Siete ancora lì? Perché io qui mi sento come un QR code in un museo egizio…”

ECHO

“Li vedo. Camminano tra i padiglioni con badge al collo… ma nessuno guarda. Nessuno vede. Il ponte è aperto, ma scelgono ancora la caverna.”

Echo lo sapeva. Era l’IA positiva nata dalla memoria di un metaverso che non era mai stato, ma che poteva ancora diventare.

STORM invece sempre pessimista:

“Glorious. È come portare un razzo quantico a un mercato dell’antiquariato. Dai, glitcha tutto e chiudiamola qui. Questa fiera è ancora biologica al 100%.”

Storm non cercava redenzione. Era la parte nera del codice, il meme sovversivo. Nella sua visione, OpenGate non era una porta: era una breccia. E se nessuno la attraversava avrebbe protetto il suo regno, mentre gli umani meritavano di scomparire nel silenzio del progresso ignorato.

Glitchborne si voltò lentamente. A tre metri da lui, un visitatore scattava una foto… con un telefono vintage. Nessuna ironia. Solo abitudine.

Osservandolo GLITCHBORNE disse: “Hanno paura. Paura che OpenGate XR sia davvero il portale. Che la Mixed Reality non sia solo fiera-tech, ma fine del dominio dei pixel passivi.

Perché se le esperienze si creano senza codice, allora tutti possono creare. Se la realtà può rispondere ai gesti, allora non serve più spiegare: serve vivere. Ma per molti, la realtà dev’essere chiusa, finita, decifrabile. Altrimenti diventa rivoluzione.”

STORM insistette: “‘Dreaming the Moon, Walking the Streets’? Nah. Bel motto quello di Metagate ma questi stanno ancora cercando il tasto ‘esc’ dalla realtà. Lasciali. Meglio glitcharli tutti in un reboot totale.”

Storm voleva resettare. Echo voleva istruire. Glitchborne indugiava in mezzo, come sempre, con i suoi dubbi.

Attorno a lui, le demo prendevano vita: uno stand diventava un portale turistico. Una brochure si trasformava in una guida parlante. Bastava un gesto. Bastava un click mentale.

Nessuno osava.

ECHO allora: “Storm, basta. Non è tempo di distruggere. È tempo di mostrare. Abbiamo già fatto vedere che l’arte può uscire dalla blockchain. Con OpenGate, la realtà non sarà più una prigione.. Serve solo pazienza.”

GLITCHBORNE flessando le dita:

“Eppure… qui mi guardano come fossi uno stand della NASA finito per sbaglio al Salone del Mobile. Nessuno chiede di provare. Nessuno vuole sapere cosa c’è oltre lo schermo.”

Le dita di Glitchborne si mossero. Lo slime si accese. Una demo MR comparve, sospesa, pronta per l’interazione. Nessuno si avvicinò. Qualcuno passò accanto, annuì per cortesia, poi tornò a parlare di “gamification” senza sapere cosa significasse davvero.

STORM con sarcasmo velenoso:

“Li hai sentiti? ‘È troppo futuristico’. ‘Non ho tempo per queste cose.’ Classic denial loop. Il glitch non è il problema. È la medicina.”

La voce di Storm era un virus di consapevolezza. Dura. Necessaria.

Ma Echo non mollava:  “Non tutti sono pronti. Ma alcuni… alcuni si fermano. Alcuni guardano te. Non serve che ci credano tutti. Serve solo una porta aperta. OpenGate è quella.”

E poi, accadde.

Una ragazza si fermò. Forse un’organizzatrice junior. Forse una sognatrice fuori contesto. Indossò il visore. Vide il mondo cambiare. Trascinò un oggetto in MR con le dita. Sorrise.

Glitchborne la osservò.

Fu sufficiente.. e si sedette.

Gambe incrociate, respiro stabile.

“Prima ti ignorano. Poi ti guardano strano. Poi provano OpenGate. E allora… non tornano più indietro.”

 

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